Il Resto del Carlino
17 Luglio 2008
di Cesare Cremonini
La sveglia strillava presto, sempre troppo presto per me. Affondando le orecchie nel cuscino per non sentirla, cercavo disperatamente di riaddormentarmi, ostile come ogni bambino a qualsiasi risveglio. La scuola, i compiti, le interrogazioni non sono mai piaciute a nessuno, questo si sa. Ma il Sacro Cuore, come lo chiamavamo noi alunni, non era una scuola qualsiasi. Professoresse e maestre intelligenti e preparate. Educazione civica intesa come valore. La religione come spunto di riflessione e di crescita durante l’anno scolastico. Lezioni di pianoforte, percussioni, fiati e musica d’insieme. Sport ed educazione fisica al centro del programma. Basterebbe questo per renderla unica, ma in più si aggiungono i tanti ricordi a cui sono fortemente legato. Strana la vita! Ho preso la mia prima lezione di pianoforte proprio in una piccola sala ben arredata di quella scuola, e ora canto per vivere. Gli incubi si sono trasformati in sogni, le interrogazioni in esami della vita, e nonostante tutto la sveglia al mattino strilla maleducatamente proprio come allora. Al posto del banco di scuola ora davanti a me c’è un futuro invadente e pieno di ostacoli, ma anche di speranze e obiettivi che riempiono il cuore di musica. CERTO è che sto in piedi, e che per fortuna ho spalle molto larghe. E il merito non è soltanto mio. Non posso che rendere grazie agli anni importantissimi trascorsi in via Orfeo, dove da più di un secolo l’istituto ‘Figlie del Sacro Cuore di Gesù’ lascia un’impronta fondamentale sulla vita di tantissimi bambini divenuti ormai adulti. Oggi ci si lamenta giustamente del degrado, della maleducazione, dell’ignoranza dei nostri cuccioli. Troppo spesso i genitori difendono la pigrizia sconcertante dei loro figli, accusando le istituzioni scolastiche di troppa severità. La realtà a me pare chiara. C’è bisogno come il pane di scuole dove anche il senso del dovere e del sacrificio vengano trasmessi come valori fondamentali, insieme al piacere di affrontare i primi passi verso la vita in un clima di collaborazione. Sono talmente legato a questi ricordi e gli riconosco un così grande valore da aver scelto di abitarci proprio di fronte. La finestra del mio salotto infatti si affaccia sull’asilo della scuola, e guardando quei bambini esplodere di gioia durante la ricreazione, tengo stretto il filo che mi lega al passato. Per questo e molto altro ancora spero con tutto il cuore che il ‘mio’ istituto non cessi di esistere, evitando di trasformarsi in anonimi appartamenti di lusso. Sarebbe una grave perdita per la nostra storia, e per il futuro di Bologna.