La Stampa
22 Giugno 2020
di Cesare Cremonini
Ci sono scrittori e giornalisti sportivi che puoi leggere mille volte senza chiederti chi siano. Basta lasciarsi trasportare dalle loro parole e dai profumi delle imprese che raccontano. Ci sono poi i grandi campioni, quelli che conosciamo e amiamo seguire, che quelle parole le ispirano, con le loro sfide sportive vinte o perse, a rendere facile la vita di tanti poeti della macchina da scrivere. E poi c’è Alex Zanardi, che la sua storia se l’è scritta da solo e gli appartiene come una poesia, perché nessuna penna può immaginare una vita più forte di tutte le pagine che ne parleranno. L’ha scritta lui, stringendo i pugni intorno a un volante che si è trasformato in un manubrio di carbonio, modificando così non solo il mezzo con cui correre ma il significato stesso di tante parole comuni.
Una di queste è “lottare”, aperta a una moltitudine di sinonimi tutti riconducibili alla gratitudine per la vita e per i valori dello sport. Così pensando ad Alex Zanardi in questo momento difficilissimo, non riesco a fare a meno di immaginarlo addormentato agli occhi dei medici ma perfettamente cosciente, seppur imprigionato ancora una volta nella morsa del destino. Mi chiedo cosa stia cercando di dire ora achi gli è accanto con tutto l’amore possibile, mentre aspetta di trovare l’uscita ovunque essa si trovi, lui che è fuggito dal significato della parola “eroe” tante volte, riportandola alla realtàpiù umana possibile, quella di tutti. Perché la sofferenza fisica è una esperienza totalmente democratica, può colpire chiunque, ma la forza di volontà dipende da ognuno di noi. Una rivoluzione rispetto alla slavina di lamenti che ci investono da ogni angolo, nei social in primis, e che pretendono di condonare le nostre debolezze anche quando ingiustificate.
I giornali scrivono che Zanardi abbia sbandato ad una velocità cui era abituato in una curva terribilmente sfortunata. Ma chi sbanda, un’altra volta, siamo soltanto noi quando siamo pronti a premere sul freno del coraggio di fronte alle prime avversità. Vorrei mandare a nome di tutto il mondo che mi circonda, del mio team di lavoro, dei professionisti con cui collaboro e dei musicisti che mi accompagnano, un messaggio di incoraggiamento e di forza ad Alex e a chi sta lottando insieme con lui, perché noi con tutte le nostre note, gli siamo vicino. In ogni canzone, ora, preghiamo perché vinca ancora la vita.
Forza Alex!Una di queste è “lottare”, aperta a una moltitudine di sinonimi tutti riconducibili alla gratitudine per la vita e per i valori dello sport. Così pensando ad Alex Zanardi in questo momento difficilissimo, non riesco a fare a meno di immaginarlo addormentato agli occhi dei medici ma perfettamente cosciente, seppur imprigionato ancora una volta nella morsa del destino. Mi chiedo cosa stia cercando di dire ora achi gli è accanto con tutto l’amore possibile, mentre aspetta di trovare l’uscita ovunque essa si trovi, lui che è fuggito dal significato della parola “eroe” tante volte, riportandola alla realtàpiù umana possibile, quella di tutti. Perché la sofferenza fisica è una esperienza totalmente democratica, può colpire chiunque, ma la forza di volontà dipende da ognuno di noi. Una rivoluzione rispetto alla slavina di lamenti che ci investono da ogni angolo, nei social in primis, e che pretendono di condonare le nostre debolezze anche quando ingiustificate.
I giornali scrivono che Zanardi abbia sbandato ad una velocità cui era abituato in una curva terribilmente sfortunata. Ma chi sbanda, un’altra volta, siamo soltanto noi quando siamo pronti a premere sul freno del coraggio di fronte alle prime avversità. Vorrei mandare a nome di tutto il mondo che mi circonda, del mio team di lavoro, dei professionisti con cui collaboro e dei musicisti che mi accompagnano, un messaggio di incoraggiamento e di forza ad Alex e a chi sta lottando insieme con lui, perché noi con tutte le nostre note, gli siamo vicino. In ogni canzone, ora, preghiamo perché vinca ancora la vita.
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Cesare Cremonini